“Sento ma non capisco le parole”:cosa fare e cosa evitare

Lavoro da 10 anni come Audioprotesista e seguo le orme di mio padre Roberto Pontoni che fa questo lavoro da 40 anni circa. Una delle cose che sentiamo OGNI GIORNO dai nostri pazienti è proprio questa frase.

Il fatto che la sentiamo quotidianamente non deve però sminuire questa problematica dovuta da un deficit uditivo.

Per noi è normale sentirlo dire dai nostri pazienti proprio perché le persone vengono da noi per risolvere questo problema.

Un anno fa sono andato da un famoso ortopedico specializzato nella rottura del legamento crociato del ginocchio . Una volta recato lì ho detto:

“riesco a correre sul dritto ma NON riesco a fare i movimenti laterali”

Probabilmente un altro ortopedico si sarebbe messo le mani nei capelli ma non lui. Lui è lo specialista del legamento crociato e io l’avevo rotto da un paio di mesi durante una partita di pallacanestro. Quella frase, anche se non lo sapevo a quel tempo, era estremamente normale nella mia situazione. Il legamento crociato, tra le varie cose, serve proprio per dare stabilità nei movimenti laterali.

Allo stesso modo io e i miei collaboratori non siamo troppo preoccupati quando sentiamo dire questa frase. E’ il nostro lavoro ed è qui che siamo specializzati, nel risolvere il problema “sento ma non capisco le parole”.


Ma perché sento ma non capisco le parole?
Esistono diversi tipi di sordità o “abbassamenti dell’udito”. Nel collettivo comune si tende a pensare che una persona con problemi di udito ci senta meno. Stop. Semplicemente che ci senta meno. Nel collettivo comune si pensa dunque che aumentando il volume della propria voce si risolve tutto. Ovviamente non è così.



Se vogliamo fare un analogia con la vista, più piccole sono le lettere e più difficile e vederle. Con l’udito più è basso il volume e meno si sente. Questa analogia VALE in pochissime situazioni ma è quello che credono le persone in buona fede.

Devi sapere invece che il tuo udito sente tanti tipi di suoni o, entrando più nel gergo tecnico, frequenze.

In linea di massima, ogni tipo di frequenza ti permette di sentire un certo tipo di suono. Questo vale sia per i rumori che per le lettere dell’alfabeto.

Ripeto l’ultima cosa che ho scritto che forse ti è sfuggita:

Ogni tipo di frequenza ti permette di sentire una lettera dell’alfabeto e NON una parola.

Se ci rifletti un attimo dovresti già aver capito dove voglio andare a parare. Con la vista la variabile può essere la dimensione della lettera, se è un pò più grande la vedi bene, se è molto piccola fai fatica.

Con l’udito invece la variabile diventa la lettera stessa e non il volume con cui viene pronunciata

Questo significa che potresti sentire perfettamente certe lettere e per niente delle altre. Da qui nasce la famosa frase sento ma non capisco le parole.

Proviamo a prendere la frase:

Stasera andrò a vedere Sassuolo-Inter allo stadio.

Se ad esempio non senti per niente le lettere s e t finisci per sentire:

__aera andrò a vedere _a__uolo-In_er allo __adio … certo che con un pò di intuito e abilità puoi capire la frase. Soprattutto se il tuo cervello è giovane ed attivo, con l’aiuto della lettura labiale e capendo l’argomento trattato hai la possibilità di capire ed interagire.

Ma prova a pensare di sentire frasi di questo tipo ogni volta che qualcuno parla con te. Personalmente già dopo 10 minuti sarei stanco, stufo, senza energie ed inizierei ad isolarmi.

E’ brutto non capire.

E non parlo di quando sei in terra straniera che non capisci per ovvi motivi di lingua. Lì sarebbe comprensibile, non c’è da rimanerci male.

Tutt’altra cosa quando non capisci i tuoi famigliari, i tuoi figli e nipoti. Le tue amicizie, i tuoi colleghi, i tuoi clienti. In queste situazioni il “sento ma non capisco le parole” diventa terribile. Ci si sente stupidi, si inizia a dir di SI facendo finta di aver capito e poi ci si isola del tutto.

E’ così che succede.

Qualche giorno mentre leggevo una newsletter sul mondo dell’udito mi è capitato fra le mani un bellissimo articolo . Il tema era quello del  “sento ma non capisco le parole” scritto dal mio collega Dino Spanghero e oggi te lo posto qui. Voglio fare alcune riflessioni con te

Fuga dalla realtà

“Sento ma non capisco le parole” è la dichiarazione che fai se soffri di scarsa capacità uditiva. Se senti meno (e peggio) insomma.

Allo stesso tempo é anche lo slogan che le pubblicità  hanno iniziato ad utilizzare con spregiudicatezza e anche con una certa fortuna. “Fortuna” perché nei negozi di apparecchi acustici sono arrivate diverse persone a chiedere informazioni e chiarimenti dopo aver sentito quella frase.

Il mio collega Dino Spanghero scrive questo perché la maggior parte delle aziende di apparecchi acustici fa molta leva su questa frase. Finalmente l’apparecchio acustico che ti fa capire in mezzo al rumore – Mai più sento ma non capisco le parole.

Detto fra me e te, ovviamente le tecnologie stanno facendo passi da gigante ma vedo queste frasi da vent’anni.. e non siamo ancora arrivati ad un risultato che ci permetta di dire Mai più sento ma non capisco le parole.

Questo fatto però, come dice l’Audioprotesista Spanghero, è un’ottima trovata pubblicitaria che attira orde e orde di persone.

Nel mio caso, tra i tanti che ho incontrato, ricordo il signor Gabriele. Quando é entrato nel mio studio si é rivolto a me con il più classico degli argomenti:

Sono qui perché mia moglie dice che non sento bene, ma, secondo me, il problema è che sono loro che parlano male

Così gli ho chiesto di accomodarsi e di spiegarmi meglio la sua situazione.

Il signor Gabriele è stato “trascinato” in studio dalla moglie. La maggior parte delle volte accade questo proprio perché sono i famigliari che vivono al tuo fianco i primi ad accorgersi che c’è qualcosa che non va. Che inizi a sentirci meno (e peggio).

Ti dirò di più: fanno bene a trascinarti.

Quando inizi a dire “sento ma non capisco le parole” rischia di essere già troppo tardi. C’è il pericolo che la situazione sia già estremamente compromessa. Perché ti dico questo?

Tornando all’esempio di prima, se non senti più le lettere “s” e “t”, non ci sarà alcun apparecchio acustico che sarà in grado di fartele sentire nuovamente. Si ok, esistono delle particolari tecnologie che lavorano con la trasposizione frequenziale (ne parleremo in un’altra occasione) ma non riescono comunque a darti un suono “naturale”.

Quando invece le lettere “s” e “t” le senti un pò meno, allora sì che l’apparecchio acustico (entro certi limiti) riesce di nuovo a fartele sentire. Se invece temporeggi, come capita molto spesso, la situazione può solo che peggiorare.

Ma questo vale per l’udito come per il resto del tuo corpo.Come sarebbe stato il mio legamento crociato se avessi fatto finta di niente per 20 anni?

Mi spiego?

Gabriele è un infermiere da poco in pensione; è una persona molto attiva, va spesso al bar con gli amici a parlare di calcio, in un contesto acustico non facile.

Si è presentato con una cartellina medica ordinata e piena di informazioni molto preziose per me. Sfogliando i documenti che mi ha portato ho trovato la prescrizione stilata dell’otorino per gli apparecchi acustici e ho trovato anche numerosi preventivi da parte di diversi miei colleghi audioprotesisti che operano nel settore per altre ditte.

Gabriele, non essendosi mai informato, ha fatto un giro di tutti gli audioprotesisti della città

Questi giri, detti tra me e te, sono sempre molto rischiosi. Spesso si sceglie l’audioprotesista più simpatico o quello che ti fa spendere meno.

Questo ragionamento viene fatto proprio perché le persone non hanno altri mezzi, altre info, per poter scegliere. Bisognerebbe invece scegliere quello che ti fa sentire meglio e che risolve il tuo problema di udito. Come fare quindi?

Ci possono essere tante modalità. Potresti:

Così mi sono chiesto:

“Come mai, nonostante le indicazioni del medico e i numerosi tentativi dei  miei colleghi, il signor Gabriele è ancora al punto di partenza?”

Così per prima cosa, ho ascoltato quello che aveva da dire.

Il signor Gabriele mi ha riferito  di sentire male solo da un orecchio, mentre l’altro lo aiutava a districarsi in alcune situazioni, diciamo così,  più difficili.

La diagnosi formulata dall’otorino confermava una ipoacusia percettiva bilaterale con accentuata asimmetria.

La prova vocale suggeriva che a volumi più alti migliorava la comprensione delle parole. In particolare con l’orecchio che  definiva come buono. Con quello più danneggiato Gabriele riusciva a capire al massimo sei parole su dieci, anche con intensità sonore elevate.

Devi sapere che la prova vocale è fondamentale per capire la tua situazione. Non è sufficiente vedere se ci senti meno e a che livello. Quello che serve è vedere se il problema di udito sta iniziando a darti dei disagi e a che livello. In che situazioni ambientali.

Nonostante questi risultati, il paziente continuava ad affermare che solo in poche situazioni avvertiva difficoltà. Dal suo punto di vista non dipendeva tanto da lui il “sento ma non capisco le parole”,  quanto dal contesto in cui si trovava. Come se il “contesto”  non riguardasse propriamente la capacità di sentire.

Quello che hai letto capita un’infinità di volte.

Il contesto riduce o amplifica il tuo problema di udito.

Quando non senti bene certe lettere, se sei nel silenzio, riesci comunque a seguire una conversazione, soprattutto nel rapporto uno a uno. Vai un po' a intuito, ti aiuti con la lettura labiale. Conosci l’argomento e fai un’associazione mentale. Quando invece si mescolano più voci, il tuo problema si enfatizza maggiormente e anche situazioni che fino a qualche anno prima potevano sembrare “semplici” adesso iniziano ad essere difficoltose.

Se anche tu inizi a capire di meno nelle situazioni più affollate o ad esempio con la TV sai che è ora di capirne un po' di più. Spesso sono i primi campanelli d’allarme, non vanno sottovalutati .

Vai da un professionista e cerca di capire realmente a che punto sei, sia con l’esame dell’udito classico e sia con la prova vocale.

Non ho potuto fare a meno di notare dai vari depliant e preventivi che gli erano stati proposti apparecchi acustici di fascia alta. Intendo dire che si trattava di protesi in grado di offrire prestazioni tecniche elevate. Ovviamente erano anche più costose (se vuoi saperne di più trovi tutto a questo link).

Devi sapere che uno dei criteri per poter scegliere il giusto apparecchio acustico è il tuo stile di vita

Soprattutto se vuoi risolvere il problema sento ma non capisco le parole.

Se vivi nel silenzio ed hai principalmente conversazioni uno a uno, allora una soluzione estremamente semplice (ed economica) sarà più che sufficiente.

All’opposto, se fai spesso riunioni, vai in chiesa, sei al computer, al cellulare, parli in inglese e vai spesso al ristorante (giusto per citare qualche esempio) allora avrai bisogno di una soluzione più sofisticata. Una soluzione in grado di lavorare al meglio anche in quelle situazioni.

Mi sono chiesto che cosa avrei fatto io al posto dei colleghi. Ebbene avrei fatto la stessa identica cosa.

La perdita uditiva e lo stile di vita del paziente suggerivano esattamente quel tipo di applicazione e di soluzione. Facendo tesoro del lavoro svolto dei colleghi sono giunto ad una conclusione: il signor Gabriele non era consapevole del suo problema, ma sembrava essere indotto dagli altri (vedi la moglie) ad affrontarlo.

Dovevo trovare un altra strada

Ho provato a mettermi nei suoi panni.

In fondo una cosa simile è successa anche a me.

Avevo portato la mia autovettura a fare il tagliando. Avevo già in mente quanto mi sarebbe costato il tutto. Quando sono ritornato per ritirarla, il meccanico mi dice:

Di sicuro non se ne sarà accorto, ma ho constatato che c’è una parte del  motore che si sta usurando più velocemente del previsto. Il problema è che cambiarlo costa un sacco e se non lo sostituisce le costerà anche di più. La rottura potrebbe provocare danni alle parti circostanti.”

Ho pensato subito che il meccanico era pignolo e voleva farmi spendere dei soldi quando magari il problema non era poi cosi grave.

Il signor Gabriele, come ho fatto io con il meccanico, cercava di minimizzare il rischio e i danni che  potrebbero derivargli dal suo stato di salute. Il costo per affrontare il problema ha sicuramente un certo peso , ma soprattutto il signor Gabriele non voleva ammettere di avere dei “limiti”.

Non voleva fare i conti con l’età che avanza o di affrontare  una situazione  che aveva superato i limiti dell’accettabilità. In altre parole si allontanava dalla realtà.

Il signor Gabriele non era più razionale. Non accettava la sua disabilità

Spesso le persone nella sua situazione dicono:

“A volte sento ma non capisco le parole ma è normale. Ci sono sempre più persone in giro che non sanno parlare. Parlano velocemente, male, si mangiano le parole insomma!”

I fatti, le prove oggettive, erano però inequivocabili. Il signor Gabriele aveva un serio problema di udito. Era nella classica situazione “sento ma non capisco le parole”.

Era stata fatta una diagnosi da un medico, il quale aveva prescritto la necessità di procurarsi degli apparecchi acustici e dei tecnici avevano prospettato per lui delle soluzioni confacenti al sul problema.

Non credo però che questa situazione di stallo sia dovuta alla sola responsabilità del signor Gabriele

Se da una parte si mette in dubbio il contributo e l’apporto professionale che il tecnico offre dall’altra non gli sono stati forniti elementi di valutazione per poter capire autonomamente la sua situazione. Aveva “solo”  la diagnosi del medico e le osservazioni della moglie.

Proprio questi fatti portano ad un empasse: fidarsi di quello che dicono gli altri.

Gli “altri” possono essere persone più o meno qualificate ma conta fino ad un certo punto. Il fatto é che la percezione soggettiva del signor Gabriele in questo caso resta menomata, atrofica, riduttiva sé non fuorviante.

Per quello che mi concerne, come audioprotesista, devo ammettere che troppo spesso come tecnici dell’udito ci  si focalizza e concentra sull’aspetto tecnico (forse anche per passione) rischiando di perdersi il contatto con l’utente.

Per questo ti ho detto che fare il “giro dei audioprotesisti” della tua città può essere fuorviante. Puoi trovare un tecnico estremamente bravo e competente. Può conoscere tutte le tecnologie degli apparecchi acustici. Ma questo non è sufficiente.

L’audioprotesista deve saper applicare al meglio il giusto apparecchio acustico per il tuo stile di vita

Non è sufficiente conoscere il prodotto. Quello lo conoscono tutti gli audioprotesisti freschi di università. Ti possono raccontare le schede tecniche a memoria, modello per modello. Ma non è questo che ci interessa ed il collega Dino Spanghero lo dice bene:

“devo ammettere che troppo spesso come tecnici dell’udito ci  si focalizza e concentra sull’aspetto tecnico (forse anche per passione) rischiando di perdersi il contatto con l’utente

Anch’io avevo passato, nella  prima parte dell’incontro con il signor Gabriele, a valutare fra me e me la soluzione tecnologia più adatta. Ero pronto a proporla snocciolando tutti gli aspetti tecnici della soluzione e di come avrebbero migliorato la sua vita.

Il problema è che attualmente, anche a causa della pubblicità che lancia messaggi sbagliati,  sia noi che gli utenti siamo troppo concentrati sul discutere le soluzioni tecnico avveniristiche degli apparecchi acustici. A contrattare sui costi e i prezzi, come se si trattasse di vendere una autovettura.

Non si tratta di questo, affatto, ma piuttosto di intraprendere un percorso da fare assieme. Di decidere passo dopo passo quale soluzione tecnica adottare. Rendere compartecipe e, al di là delle risultanze tecniche che sono già state acquisite, ripercorrere con l’utente il tragitto dei suoi bisogni.

Si tratta di uscire con la macchina nuova da “vendere” al nostro ipotetico avventore. Per tornare alla metafora di prima, ripercorrendo salite e discese, autostrade ad alta velocità, fare parcheggi stretti, buttarsi nel traffico cittadino di punta.

Con i pazienti è fondamentale utilizzare dei test per il counselling prima che per le regolazioni tecniche

L’utilizzo delle prove in questa logica devono, a mio avviso, seguire alcuni punti fermi:

  • l’utente deve comprendere da solo, durante il test, le sue difficoltà.

  • il risultato grafico e visuale del test deve essere comprensibile senza  necessariamente bisogno delle mie spiegazioni.

  • la consapevolezza deve maturare soggettivamente. Si  deve avvertire che il problema c’é e soprattutto si deve essere aperti al beneficio che si può avere con gli apparecchi acustici.

  • il paziente si dovrebbe accorge in tempo reale dei suoi limiti. Non si deve fidare “alla cieca” di me.

Il mio collega esprime dei concetti di altissimo livello. Se ci pensi nella maggior parte delle visite mediche avviene il contrario:

  • l’utente NON comprende da solo le sue difficoltà. Se pensi allo specifico caso dell’udito devi alzare la mano quando senti un suono. Come fai a capire le tue difficoltà?

  • il risultato grafico e visuale NON è mai comprensibile senza le spiegazioni del tecnico. Nell’esame classico viene fuori un grafico di questo tipo (immagine a destra). Per me è di facile comprensione. Per te, che sei alle prime armi, è facile? Capisci se devi preoccuparti o meno?

  • la consapevolezza non matura soggettivamente. Spesso la persona che ci sente meno viene trascinata dai famiglia e gli viene imposto l’apparecchio acustico dal medico. Non va bene! Devi informarti prima di tutto!

  • il paziente oggi si deve affidare alla cieca dal tecnico audioprotesista. Spesso quello più simpatico o che ti fa credere di risparmiare. Ancora peggio quando ti affidi alle “prove gratuite” dove NON hai modo di capire in qualche settimana del reale beneficio. Ovviamente senti meglio. Ma sentiresti meglio con qualsiasi apparecchio acustico gestito dignitosamente. Il problema è che poi ti senti “legato” e acquisti anche se potresti sentire ancora molto meglio e magari spendendo meno. Mi sono spiegato?

E’ per questo che nell’azienda in cui lavoro abbiamo deciso di stravolgere tutte queste convenzioni

Il paziente deve:

  • essere al centro

  • poter capire la sua situazione

  • fare una scelta consapevole per il suo udito

Se anche tu vuoi iniziare a fare le scelte giuste puoi  leggere il libro “NON SEI SORDO, scopri come recuperare fino al 90% del tuo udito grazie al giusto apparecchio acustico (e non essere vittima di truffe)” .

Prendiamo come esempio la visita medica di tipo agonistico. Si fa un ECG sotto sforzo. Possiamo paragonare le prove audiometriche che si fanno in ospedale ad un ECG disteso sul lettino.

Le prove che vanno a testare la comprensione delle parole nella vita quotidiana sono fatte come una visita agonistica sotto sforzo: nel nostro caso ciò che si riesce a sentire nelle varie situazioni ambientali . O meglio ciò che “sento ma non capisco le parole” in ristorante, in chiesa, davanti alla TV ecc ecc.

In questo frangente è l’utente che si accorge da solo della reale difficoltà che ha ed è li che eventualmente gli apparecchi potrebbero essergli d’aiuto.

Il tecnico audioprotesista, come già noto, si deve infatti occupare, oltre che degli aspetti tecnici, anche di quelli legati alle motivazioni ed aspettative. Anzi, questo é un aspetto direi decisivo nella sua attività perché non ci si può ridurre a fornire una prestazione asettica e oggettiva.

Quasi sempre però il counselling si riduce alla spiegazione dei prodotti e degli esami a cui si è sottoposto l’utente che diventa, erroneamente, un puro e semplice “cliente” nel senso deteriore del termine.

Questo mette chi soffre di sordità  nella scomoda e mortificante posizione di doversi fidare senza verifica quanto proposto dal tecnico

Sta a noi invece creare e sviluppare nuove strade per aiutare i nostri pazienti ad avere una accettazione più serena e consapevole del loro problema.

Dino Spanghero

Ovviamente io ed il collega audioprotesista Dino Spanghero collaboriamo assieme e uno dei motivi è che ragioniamo allo stesso modo. C’è tanto lavoro da fare per darti un aiuto sempre più importante e di qualità e sono convinto che la strada intrapresa sia quella giusta...

“Sento ma non capisco le parole”:cosa fare e cosa evitare
Francesco Pontoni 11 settembre 2023
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